«Certosa, condizioni compromesse»

Da La Provincia Pavese del 18 Maggio 2014
Articolo di Stefania Prato

CERTOSA.
Coperture fortemente compromesse, doppi strati di tegole che hanno portato a cedimenti della struttura per un eccessivo carico, fessurazioni preoccupanti, una crepa nell’abside della chiesa che parte dalla cupola e scende fino al pavimento. E ancora: affreschi danneggiati dall’umidità e la pietra dei basamenti delle colonne che si sta progressivamente disgregando. Sono solo alcune delle «evidenti patologie di degrado» delineate nella perizia effettuata da un team di sei tecnici, frutto di oltre due mesi di lavoro, quattro i sopralluoghi effettuati nelle parti visitabili del complesso. E domani l’avvocato Franco Maurici depositerà la documentazione in Procura: «Vanno accertate le reali condizioni della Certosa». Condizioni che i professionisti incaricati dal Comitato per la tutela della Certosa definiscono «fortemente compromesse». Da qui la necessità di «intervenire il prima possibile con restauri mirati al risanamento», come si legge nel documento firmato dagli architetti Guido Levi ed Elisa Tansini e dall’ingegnere Carlo Bottigelli, per le parti civili, e dagli ingegneri Giovanni Bonini, Luigi Zinco e Paolo Rossanigo per le strutture e gli impianti.
certosa_18maggioI tecnici hanno accertato che sono danneggiate le strutture murarie delle cappelle del lato sud della chiesa. «Le infiltrazioni provenienti dalle coperture – spiega Levi – hanno conseguenze sulle decorazioni interne e sugli affreschi di cappelle e volte delle navate. Si vedono crepe nella pavimentazione della chiesa e della sacrestia». L’acqua, sostengono i professionisti, si è insinuata nella volta della sacrestia, ha intaccato l’abside e i segni sono evidenti anche nell’antico refettorio e nei chiostri, oltre che nel corridoio di collegamento. E sta determinando lo sfaldamento della pietra dei basamenti di alcune delle colonne interne alla chiesa, «Probabilmente a causa dell’innalzamento della falda freatica oppure dall’allagamento delle zone agricole, coltivate a riso – ipotizza Bonini -. È necessario intervenire il prima possibile». L’elevato tasso di umidità «si potrebbe limitare anche con una ventilazione costante», precisa Bottigelli.
Il rischio è che si innestino altre più gravi patologie. «Questa è solo una prima analisi che dovrebbe costituire la premessa di indagini più approfondite», sottolinea Levi che insiste sulla necessità di sistemare i serramenti. Il pavimento in cotto del chiostro grande presenta «vistosi rigonfiamenti» e spaccature, dichiara Bonini. Distacchi di intonaco, fori e fessurazioni sono «il primo segnale che è in atto un processo di deterioramento», sostengono i tecnici che parlano di «danni anche per le strutture portanti esterne», tanto che si dovrebbe intervenire urgentemente «per interrompere le azioni di degrado fisico degli elementi in cotto e chimico-fisico delle malte di legatura delle murature». «Vanno indagate le condizioni strutturali delle colonnine», dice Bonini sottolineando la presenza di un doppio strato di tegole che comportano un carico anche di tre volte maggiore di quello corretto mentre, in alcuni punti, mancano gronde e scossaline.


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