Borgarello, la Regione stronca il market

Due recenti articoli, su Il Giorno e La Provincia Pavese, ribadiscono che le lotte fatte dalla cittadinanza attiva, dall’attuale amministrazione del Comune di Borgarello e dal compianto avvocato Franco Maurici, sono ancora rispettate.

Il nuovo progetto di centro commerciale a Borgarello? Un falso allarme

Articolo di Stefano Zanette  da Il Giorno del 25 Febbraio 2016.

Il presidente della commissione Attività produttive di Regione Lombardia smentisce l’ipotesi che era circolata nei giorni scorsi. “E’ stato chiarito, smentendo le voci circolate nei giorni scorsi, che non esiste alcun accordo di programma e che da parte del Comune di Borgarello non è stata avviata nessuna azione istituzionale. Si è trattato di un falso allarme, oggi ufficialmente smascherato. Le proposte o comunicazioni fatte dai soggetti interessati a realizzare il centro commerciale non hanno alcun valore programmatico”.

Angelo Ciocca, presidente della commissione Attività produttive di Regione Lombardia, ha ricevuto questa mattina in audizione i sindaci di Borgarello, Certosa, Zeccone e Pavia, la vicepresidente della Provincia e rappresentanti di Ascom, Confcommercio e Confesercenti. L’oggetto dell’audizione era appunto il chiarimento sul progetto di un possibile centro commerciale a Borgarello. Un progetto discusso per anni, poi rigettato, con contenzioso legale opposto dai proponenti. Il nodo, oltre commerciale, è sempre stato anche viabilistico. E proprio raccogliendo la sollecitazione del sindaco di Certosa nel corso dell’audizione, il presidente Ciocca ha garantito di farsi carico, presso l’assessorato regionale ai Trasporti, della problematica relativa alla viabilità nella zona di Certosa. “E’ nell’interesse e nelle competenze di questa Commissione – ha concluso Ciocca – tutelare il valore artistico e turistico di questo territorio”.

Bloccato prima dell’avvio l’iter per la seconda versione del centro commerciale: «Non può essere la società a presentarlo»

Articolo di Stefania Prato da La Provincia Pavese del 26 Febbraio 2016.

BORGARELLO. Bloccato sul nascere l’iter procedurale per realizzare il centro commerciale di Borgarello. Regione Lombardia respinge la richiesta di accordo di programma presentata dalla società Progetto commerciale perché non risulta valida. Secondo il regolamento regionale infatti spetta ad un ente pubblico e non ad un privato avviare l’iter che farebbe ripartire la procedura per costruire il mega insediamento. E, in questo caso, a presentare richiesta è stata la società bergamasca, mentre sarebbe dovuto toccare al Comune di Borgarello. Pollice verso quindi da parte dell’ufficio legislativo di giunta che, ieri mattina, ha fatto conoscere l’esito dell’istruttoria durante l’incontro sul megamarket convocato dalla commissione attività produttive. «Per Regione Lombardia – spiega il presidente della commissione Angelo Ciocca – l’accordo di programma, che è un atto di programmazione negoziata, deve essere trasmesso da un ente pubblico. Ci troviamo perciò di fronte ad un accordo fantasma. È evidente che l’iter non possa ripartire e che la giunta regionale non sarà chiamata a decidere sull’opportunità di realizzare un nuovo insediamento commerciale». «Esiste una delibera regionale che stabilisce le linee guida per realizzare una grande struttura di vendita», spiega il sindaco di Borgarello Nicola Lamberti che poi chiarisce: «Intendiamo agire in modo corretto, senza esporre il Comune ad eventuali pagamenti di danni. Porteremo quindi avanti la difesa dei nostri valori, ma in linea con la legge. È una questione delicata su cui stiamo lavorando». Insomma non si sbilancia il primo cittadino su quali saranno le prossime decisioni della giunta sul centro commerciale. Che al momento resta al palo. «Si è chiarito che non esiste alcun accordo di programma e che da parte di Borgarello non è stata avviata alcuna azione istituzionale – sottolinea il presidente -. Le proposte o comunicazioni fatte dai soggetti interessati a realizzare il centro commerciale non hanno alcun valore programmatico. Oggi la nostra intenzione era quella di capire le volontà del territorio nei confronti del nuovo progetto presentato dalla società». Per questo in commissione ieri erano presenti I Comuni di Borgarello, Pavia, Certosa, Zeccone, la Provincia e Ascom. «Abbiamo registrato la contrarietà di Borgarello e le preoccupazioni di Confcommercio su una struttura che potrebbe mettere in ulteriore difficoltà un commercio già in crisi», aggiunge Ciocca, facendo sapere che ha tenuto conto delle richieste arrivate da Certosa. «Abbiamo ribadito la necessità di una tangenziale – spiega il sindaco Marcello Infurna -. Sul centro commerciale è Borgarello l’ente a cui spetta decidere, ma resta il fatto che la bretella è indispensabile». «Mi impegno – assicura Ciocca – a farmi carico del problema presso l’assessorato ai trasporti».

Certosa di Pavia e il ritorno del papà di Dylan Dog

Vi proponiamo un bell’articolo dal giornale locale, che parte dalla notizia del ritorno alla scrittura di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo,  da parte del suo creatore Tiziano Sclavi previsto per il prossimo mese di Ottobre (a 30 anni dalla prima uscita per la Bonelli Editore) – e poi ci ricorda in parte il suo passato, legato anche a Certosa di Pavia con la testimonianza di Grazia Nidasio, grande autrice e disegnatrice, nostra concittadina.

Dylan Dog: a Ottobre il ritorno tanto atteso

Articolo di Marta Pizzocaro da La Provincia Pavese del 21 Febbraio 2016

PAVIA. Ci ha messo due anni e mezzo per convincere Tiziano Sclavi a tornare a scrivere Dylan Dog, ma alla fine Roberto Recchioni ce l’ha fatta. E infatti alla fine del prossimo ottobre un nuovo numero di Dylan Dog uscirà suggellato dalla firma di colui che nel 1986, trent’anni fa, gli diede la vita.

«Una mattina ho trovato nella cassetta della posta una sceneggiatura completa inedita di 94 pagine, non ci credevo– racconta Recchioni, autore di romanzi fantasy per Mondadori, illustratore di canzoni per Immanuel Casto e da tre anni curatore del fumetto di Dylan Dog, edito da Sergio Bonelli – Erano nove anni che Tiziano Sclavi non non scriveva nulla, a parte un breve ritorno tra il 2006 e il 2007, e se pensiamo che è uno dei pochi nomi che stanno nelle antologie della letteratura a rappresentare il fumetto, che ha fatto fatica ad essere considerato un genere ma oggi lo è a pieno titolo, il suo ritorno alla scrittura è una notizia bomba».

Chiamato nel 2013 dall’editore Bonelli con la missione di rilanciare il fumetto di Dylan Dog che stava attraversando un periodo di stanca, Roberto Recchioni si è messo al tavolino con Tiziano Sclavi, per riportare il suo personaggio nel tempo presente.

Il primo albo di Dylan Dog Copertina de "L'alba dei morti viventi" Ottobre 1986
Il primo albo di Dylan Dog Copertina de “L’alba dei morti viventi” Ottobre 1986

«Tra le varie cose abbiamo pensato all’aggiunta della tecnologia, con l’inserimento di un cellulare che Dylan odia come odia tutta la tecnologia, visto che è uno che usa la penna d’oca e guida un vecchio Maggiolino – continua Recchioni – Tecnologia che poi si è concretizzata in Irma, uno di quei cellulari che ti parlano e ti danno dei consigli non richiesti, in questo caso con voce femminile. E mentre studiavamo un modo per far tornare Dylan Dog sulla cresta dell’onda, io lavoravo per mettere Tiziano nella condizione di tornare a scrivere il suo fumetto. Non è stata un’impresa facile e quella mattina, quando ho trovato la sceneggiatura nella posta, per me è stato l’inizio di un giorno importante».

Oltre ad essere un autore geniale, Tiziano Sclavi è infatti un uomo irriducibilmente allergico ai riflettori e schivo per natura, fin dai suoi esordi. A testimoniarlo è Grazia Nidasio, disegnatrice e fumettista milanese (oggi di casa a Certosa), autrice dei personaggi di Valentina Mela Verde, Stefi e il Piccolo Mugnaio Bianco (protagonista della campagna pubblicitaria del Mulino Bianco negli anni ’80), esempio e mentore, insieme a Mino Milani, di un giovane Tiziano Sclavi negli anni ’70.

«Nato a Broni, poi dopo vari spostamenti a Stradella e Canneto Pavese per il lavoro del padre, è venuto a vivere a Certosa con i suoi genitori e qui è cominciata la nostra frequentazione – ricorda Nidasio – ma erano gli anni della sua giovinezza, quindi non so dire niente del Tiziano Sclavi di oggi. Io me lo ricordo come un ragazzo assolutamente straordinario e originale in tutte le sue manifestazioni: nella scrittura come nel suo approccio alla letteratura, fino al suo rifiuto di amalgamarsi con i coetanei. Come me ha mosso i suoi primi passi e per qualche tempo siamo stati colleghi al Corriere dei Piccoli, anche con Mino Milani, poi ha iniziato frequentare più Milano che Pavia e l’ho perso di vista».

Oltre alla riservatezza, ad accomunare Tiziano Sclavi al suo Dylan Dog sono, per sua stessa ammissione, alcuni fantasmi che gli appartengono da una vita: il ricordo dell’alcol, l’angoscia notturna e i risvegli faticosi. «Senza esagerare però – precisa Sclavi, che il nome del suo personaggio l’ha inventato fondendo quelli di Dylan Thomas e Dog, dal titolo del libro “Dog figlio di” di Mickey Spillane, mai letto e visto solo nella vetrina di una libreria – Le differenze tra me e Dylan sono note ed evidenti: lui vive a Londra, al numero 7 di Craven Road, per la precisione, e io che viaggio poco, in Inghilterra non ci sono mai stato. E poi lui è quasi un seduttore, ha avuto un sacco di donne, si innamora facilmente, cosa che non si può dire di me. Nonostante questo io sono anche Groucho l’aiutante maggiordomo che spara battute a raffica oltre il demenziale, e specialmente sono i freaks, i mostri senza colpa che compaiono in molte storie».

E se gli si chiede perché abbia voluto il suo personaggio pieno di fobie: «Non volevo fare di Dylan Dog un vincente, un super-uomo alla Tex. Lui è uno che qualche volta perde, oppure, se vince, non vince mai completamente. In fondo, non sembra neppure un eroe del fumetto. Le mie storie non sono mai consolatorie perché l’orrore non finisce. Si ricomincia sempre da capo».

Alimentazione: cucina e tecnologia di So.Vite a Giussago

Una storia imprenditoriale nel nostro territorio, in cui si uniscono innovazione e tradizione, internazionalità e legame con le origini.
Un piccolo refuso nell’articolo: Guinzano è una frazione del Comune di Giussago e non di Certosa di Pavia.

Articolo di Anna Ghezzi tratto da La Provincia Pavese del 20 Febbraio 2016

La sfida hi-tech porta l’alta cucina in mensa

PAVIA. Dai ristoranti del Buon ricordo, quelli dei piatti da collezionare, alla cucina sotto vuoto a cottura lenta, lentissima premiata dalle stelle Michelin ed esportata alla ristorazione collettiva. E ai pasti veloci da ufficio, con una confezione ideata nelle campagne di Certosa di Pavia e premiata come prodotto innovativo 2015: pasta e riso cotti sotto vuoto, separati dal condimento e uniti appena prima di metter tutto nel microonde per mantenere tutto il gusto. È So.Vite, la prima azienda in Italia ad aver portato il sotto vuoto trasportato dai piatti stellati degli chef francesi alle diete di salute di ospedali, case di riposo, scuole, asili, dal Collegio San Carlo di Milano a Villa Esperia a Salice Terme. È stata questa l’intuizione di Luca Bolfo, 48 anni, di Pavia che nel 1998 ha fondato la So.Vite a Guinzano, frazione di Certosa di Pavia. So.Vite, tecnologia in cucina per So.Vite, azienda di Giussago in forte espansioneletteralmente significa “così veloce”. «Quando abbiamo iniziato eravamo in in 8, ora abbiamo quasi 250 collaboratori, eroghiamo oltre 8mila pasti al giorno in 39 strutture di 16 regioni del nord Italia – spiega Bolfo – dalla Toscana in su». Ogni mese So.Vite cucina quasi 24mila chili di cibo.
Una storia di famiglia. «Mio padre, Piero Bolfo, è stato il presidente dei ristoranti del Buon ricordo – racconta Bolfo al primo piano del centro cottura a Guinzano –. Sono cresciuto nell’ambiente alberghiero. Gestivamo il Vecchio mulino, che ha avuto due stelle Michelin, lo Chalet della Certosa, l’hotel Palace a Pavia». Piero Bolfo a fine ‘70 porta l’Unione dei ristoranti del Buon ricordo a coprire tutto il territorio nazionale, negli anni ’80 in Europa e oltre, fino agli USA, a Hong Kong, al Giappone.

La sede di So.Vite a Guinzano, frazione di Giussago
La sede di So.Vite a Guinzano, frazione di Giussago

Il viaggio in Francia. La folgorazione per il sistema di cottura sotto vuoto è arrivata durante un viaggio in Francia a Lione. «Negli anni Novanta era un sistema usato dalla ristorazione d’élite – spiega ancora Bolfo – A Lione ho sperimentato la cottura sotto vuoto a bassa temperatura nei ristoranti tre stelle Michelin. Abbiamo iniziato a farla al Vecchio mulino e la qualità era eccezionale, soprattutto sulle carni. Così nel 1998 ho deciso di tentare questa strada innovativa in Italia: ho ceduto i ristoranti e comprato il terreno su cui ora sorge lo stabilimento». Ora alla cottura sotto vuoto si dedicano articoli sui giornali alla moda, programmi tv e recensioni. «Ma nel 1998 nessuno sapeva cosa fosse, non c’erano star in cucina. – riprende Bolfo – Noi ci siamo rivolti agli hotel 4/5 stelle con carni pregiate e prodotti di alta qualità». Gli chef non vedevano di buon occhio un’azienda che voleva sottrarre la preparazione delle carni al loro comando. Così So.Vite ha scelto la strada della ristorazione collettiva.

Dai ristoranti alle mense. Nel Nord Europa ci sono diverse imprese di ristorazione che operano col sottovuoto, in Francia servono le mense scolastiche e le forze armate. «Ma noi abbiamo dovuto adattare la tecnologia a una dieta estremamente varia e complessa come quella mediterranea italiana.«Siamo gli unici in Italia con un sistema a bagno d’acqua e siamo stati i primi a portare l’industrializzazione del sotto vuoto in Italia», prosegue Bolfo.

Il cuore a Guinzano. La scelta è stata di restare vicini alla Certosa, dove è nato tutto. A Guinzano lavorano una trentina di persone tra cuochi, aiuto cuochi, sicurezza e controllo qualità, le dietiste. A Torino ci sono gli uffici, altri dipendenti sono dislocati nelle cucine gestite dall’azienda che l’anno scorso ha fatturato 8,7 milioni. Una crescita a due cifre negli ultimi cinque anni.

Cucinare senza grassi. Sulla scrivania di Bolfo ci sono due studi dell’università di Pavia che attestano la salubrità della cucina sotto vuoto. Accanto l’opuscolo con cui si fa educazione alimentare nelle scuole e si illustra il menù, senza verdure prefritte, carni e pesce cucinate senza grassi aggiunti ma solo con olio d’oliva extra vergine a freddo, materie prime integrali e naturali. «Questo tipo di cottura permette di non usare conservanti – dice Bolfo – i cibi vengono cotti al naturale, al massimo aggiungendo sale. Durano 40 giorni dalla data di cottura».

Un tunnel tra il Castello Visconteo e la Certosa?

Quel tunnel introvabile che una volta collegava il Castello alla Certosa

Secondo gli studiosi l’ipotesi che non ha trovato conferma Le ricerche di Alberto Arecchi e l’avventura di Albino Paesi

Articolo de La Provincia Pavese del 10 Febbraio 2016

PAVIA. Non si sa cosa sia: forse concreta realtà, una leggenda popolare tramandata negli anni oppure solo una fantasia. Ma c’è chi dice che esista un passaggio segreto medievale che collega il Castello Visconteo di Pavia alla poco distante Certosa. Tra questi, insiste nella sua teoria Albino Paesi, un ormai anziano restauratore d’arte che ha il suo laboratorio proprio a pochi passi dal complesso abbaziale e che negli anni ’50 è stato protagonista di una strana avventura. «Era il 1956 e io avevo tredici anni – racconta – lavoravo in una falegnameria a Porta Calcinara; un giorno un ragazzotto biondo arrivò da noi iniziando a giurare di essere riuscito ad inoltrarsi nei sotterranei della Certosa e di aver visto da una finestrella una cella interrata in cui su un trono sedevano i resti di un papa ornato di corona e gingilli d’oro.

Il percorso del presunto tunnel si dipana tra il Castello di Pavia e la Certosa
Il percorso del presunto tunnel si dipana tra il Castello di Pavia e la Certosa

All’inizio nessuno di noi gli credeva, ma poi ci mostrò una mappa». Diceva di averla trovata, spiega Paesi, nascosta nel cassetto di una scrivania in una stanza del Castello Visconteo. Scritta da un capitano delle milizie che in passato abitava nel palazzo, su di essa era tracciato un percorso che portava fino alla Certosa.
Di questa storia ce ne parla anche Alberto Arecchi, lo studioso del patrimonio culturale del territorio pavese, che nel 2003 fece delle ricerche sul fatto, avallando l’idea del sotterraneo con il libro “Il tesoro dell’Antipapa, nei sotterranei segreti della Certosa di Pavia”. Nel Medioevo, infatti, era abitudine realizzare uscite d’emergenza segrete per i complessi fortificati e la sicurezza del signore della città, quindi tutto sarebbe plausibile. «Con la mappa abbiamo deciso di percorrere il tunnel di persona – prosegue Paesi con la storia – Una sera, eravamo in quattro, siamo andati alla Cascina la Colombina di Borgarello, dove pensavamo passasse il sotterraneo e abbiamo iniziato a spostare le tegole di una parete per entrare sotto. Gli abitanti del vicinato ci hanno scambiati per ladri e ci hanno circondato con i fucili. La nostra spedizione finì con l’arrivo dei carabinieri». La notizia dei ragazzi alla ricerca del tunnel perduto fece scalpore sui quotidiani locali dell’epoca, ma poi per sessant’anni ci fu il silenzio, nessuno più si interessò del mistero.

Ora è lo storico dell’Architettura Medievale Simone Caldano a darci la sua opinione di esperto: «Ci sono tante leggende legate ai percorsi di collegamento tra castelli e abbazie – ammette – Tuttavia, nella maggior parte dei casi sono inverosimili ed io penso sia importante cambiare la percezione che abbiamo delle fortificazioni medievali come strutture fantasiose.
È vero che, finché non si scava, nulla è da escludere, ma di documenti attendibili a prova del passaggio finora non ce ne sono». (g. cur.)


 

Per completare il quadro vi invitiamo a leggere un’altra riflessione dell’arch. Alberto Arecchi basata anche su rilievi satellitari sul sito Liutprand.it

Tenuta abusiva a due passi dalla Certosa

Una grande tenuta in stile medievale che risulta costruita abusivamente. Una vicenda intricata e lunghissima,  una indagine che è partita con una segnalazione del  2005, su un immobile  accanto al complesso monumentale della Certosa di Pavia – in località Stazione Certosa (proprio accanto alla ferrovia) nel territorio del Comune di Giussago.

La ripercorriamo attraverso 2 articoli del giornale locale (uno del 2008 e uno recentissimo)

ARTICOLO FEBBRAIO 2008
Una tenuta abusiva accanto alla Certosa



tenuta medievale, Abuso edilizio in località Stazione CertosaGIUSSAGO.
Una tenuta abusiva dietro la Certosa. Quasi diecimila metri quadrati su cui sono stati costruiti 3 complessi, recuperati in perfetto stile medievale. Ieri il Corpo forestale dello Stato è intervenuto, ponendo sotto sequestro l’intera struttura. Dove, fra l’altro, sorge l’antica fornace del monumento. L’indagine era partita nel 2005, con una segnalazione giunta in Comune. Gli accertamenti si sono conclusi proprio nelle settimane scorse. In effetti, l’intero immobile risultava inesistente da mappali e piani urbanistici, o altri documenti.
Il blitz è scattato nella tarda mattinata di ieri, quando gli agenti della Foresta si sono presentati davanti al cancello della “Cascina la Fornace”. A finire nei guai, è il responsabile del Museo dei Navigli, Gianantonio Ricotti, proprietario dell’immobile. Al momento dell’irruzione, un artigiano era ancora intento a dipingere un affresco all’interno della cappella realizzata nel giardino della tenuta. Una tenuta, fra l’altro, bellissima. Composta da un corpo abitativo, una specie di sala-convegno, alcuni garage e, appunto, una chiesetta. Costruzione bassa, stile vecchia cascina, nuova di zecca. Ma, secondo le accuse del Cfs, quasi interamente abusiva. Di fronte ad un’opera di grande pregio e così estesa, realizzata a Frazione Certosa di Giussago, proprio di fronte al muro di cinta del monumento, anche gli agenti sono rimasti a bocca aperta. Non tanto o non solo per la splendida tenuta, quanto piuttosto perchè realizzata quasi interamente senza alcun permesso. E soprattuto senza che quasi nessuno se ne accorgesse, dal momento che l’area è recintata e nascosta da una folta siepe. Oltre ai tre edifici (questi, secondo la Forestale totalmente abusivi), ci sono anche alcuni antichi manufatti (fra cui una fornace del 1400, da cui il nome della tenuta) che sono stati recuperati ma – anche in questo caso – senza le dovute autorizzazioni. Gli agenti hanno bloccato tutto, compreso il pittore intento ad affrescare la cappella. L’accusa nei confronti del proprietario è di abuso edilizio. Secondo gli accertamenti effettuati dalla Forestale, non c’erano nè permessi per costruire, nè autorizzazioni paesaggistiche, visto che il complesso si trova a ridosso della Certosa. Insomma, niente di niente. Mai nessuno si era accorto di nulla.
L’intera proprietà, infatti, è circondata da una fitta siepe dalla quale si intravede poco dell’interno. Ma soprattutto, mai nessuno aveva sospettato nulla.
A parte un cittadino al quale era venuto il sospetto che ci fosse qualcosa che non andava, vedendo sbucare gru e ponteggi proprio dietro l’abbazia. Così aveva segnalato la cosa al Comune. L’amministrazione, per la verità, ci è andata con i piedi di piombo prima di procedere. Evidentemente era talmente incredibile la vicenda, che lo stesso Comune non poteva credere ad una costruzione di tali dimensioni senza alcuna licenza edilizia. Così, per circa un anno e mezzo, gli uffici sono stati impegnati nelle verifiche del caso: mappe del territorio, Piano regolatore, addirittura vecchi archivi storici. Niente di niente. Dai documenti ufficiali la tenuta non risultava. Dopo l’indagine conoscitiva, è scattata così la segnalazione al Corpo forestale dello Stato. Che ieri mattina si è presentato presso la villa per mettere i sigilli.

ARTICOLO GENNAIO 2015

Villa da abbattere, ma paga il Comune

da La Provincia Pavese del 20 Gennaio 2015
di Giovanni Scarpa

Il Tar conferma la sentenza del tribunale e impone all’amministrazione di partecipare alle spese di demolizione
GIUS­SA­GO La villa abu­si­va die­tro la Cer­to­sa deve es­se­re ab­bat­tu­ta, ma non a spese dei pro­prie­ta­ri del ter­re­no. E, pro­ba­bil­men­te dovrà es­se­re il Co­mu­ne ad an­ti­ci­pa­re i soldi, per poi ri­far­si su chi ha com­mes­so real­men­te l’a­bu­so. Cioè il pro­prie­ta­rio del­l’im­mo­bi­le.
Un guaz­za­bu­glio le­ga­le che con gli anni si com­pli­ca, fra ri­cor­si, sen­ten­ze am­mi­ni­stra­ti­ve e pe­na­li, men­tre la villa abu­si­va sco­per­ta nel 2008 pro­prio die­tro le mura della Cer­to­sa, sul ter­ri­to­rio co­mu­na­le di Gius­sa­go, resta in piedi.
No­no­stan­te due or­di­nan­ze di de­mo­li­zio­ne, sem­pre però im­pu­gna­te dal pro­prie­ta­rio del­l’im­mo­bi­le. Dopo otto anni, no­no­stan­te sia stato ac­cer­ta­to l’a­bu­so, an­co­ra nes­su­no è riu­sci­to a far ab­bat­te­re l’e­di­fi­cio. L’ul­ti­ma sen­ten­za del Tar, da un certo punto di vista, non fa che com­pli­ca­re la si­tua­zio­ne. Com­pli­ce, anche, un er­ro­re da parte del­l’am­mi­ni­stra­zio­ne che nel 2012 ha emes­so una se­con­da or­di­nan­za di ab­bat­ti­men­to. Fir­ma­ta dal sin­da­co.
Ma che in­ve­ce, dice ora il Tar, do­ve­va es­se­re con­va­li­da­ta dal di­ri­gen­te del­l’uf­fi­cio tec­ni­co. Fac­cia­mo un passo in­die­tro.
Il primo prov­ve­di­men­to di ab­bat­ti­men­to era stato fatto nel 2008 dal­l’al­lo­ra sin­da­co Ivan Chio­di­ni, qual­che mese dopo la sco­per­ta da parte del Corpo fo­re­sta­le dello Stato del­l’im­mo­bi­le rea­liz­za­to senza per­mes­si pro­prio ac­can­to al Mo­nu­men­to.
Per quat­tro lun­ghi anni, la prima or­di­nan­za è ri­ma­sto so­spe­sa nelle aule giu­di­zia­rie am­mi­ni­stra­ti­ve. Fino a quan­do il Tar ha dato ra­gio­ne al Co­mu­ne, al­me­no per quan­to ri­guar­da­va una serie di ma­nu­fat­ti rea­liz­za­ti senza chie­de­re alcun per­mes­so.
Fra que­sti, la pi­sci­na, una chie­set­ta, un por­ti­ca­to e altro an­co­ra. Ori­gi­na­ria­men­te, in­fat­ti, die­tro il muro della Cer­to­sa esi­ste­va so­la­men­te una vec­chia for­na­ce del ‘400, uti­liz­za­ta fin dalle or­gi­ni pro­prio per fab­bri­ca­re i mat­to­ni de­sti­na­ti al­l’ab­ba­zia.
Negli anni, tutto que­sto si è tra­sfor­ma­to in un mu­seo-vil­la con tanto di pi­sci­na. Dopo la lunga bat­ta­glia giu­di­zia­ria viene ri­co­no­sciu­to l’a­bu­so edi­li­zio com­mes­so dal pro­prie­ta­rio Gia­nan­to­nio Ri­cot­ti, di­ret­to­re del Museo dei Na­vi­gli. Poi, il colpo di scena.
Al mo­men­to di ren­de­re ef­fet­ti­va l’or­di­nan­za, si sco­pre che Ri­cot­ti è pro­prie­ta­rio del­l’im­mo­bi­le, ma non del ter­re­no, in­te­sta­to in­ve­ce al­l’Im­mo­bi­lia­re Botta. Che ri­cor­re con­tro l’or­di­nan­za del­l’ex sin­da­co Mas­si­mi­lia­no Sac­chi, suc­ces­so­re di Chio­di­ni. Sto­ria re­cen­te: il Tar sen­ten­zia che sì, l’im­mo­bi­le è abu­si­vo e va ab­bat­tu­to. Ma non a spese del­l’Im­mo­bi­lia­re, ri­co­no­scen­do – fra l’al­tro – il vizio di in­com­pe­ten­za per quan­to ri­guar­da l’or­di­nan­za di de­mo­li­zio­ne ema­na­ta dal sin­da­co e non dal di­ri­gen­te. Resta ora il rebus: as­so­da­to che quel­l’e­di­fi­cio deve es­se­re ab­bat­tu­to «in so­li­do con l’au­to­re del­l’a­bu­so» (cioè Ri­cot­ti, ndr), a chi de­vo­no es­se­re ac­col­la­te parte delle spese di de­mo­li­zio­ne?
«In que­sti casi la legge dice che deve es­se­re il Co­mu­ne a pro­ce­de­re – dice Gio­van­ni Da­ni­lo, av­vo­ca­to della so­cie­tà im­mo­bi­lia­re –. Solo in un se­con­do mo­men­to il Co­mu­ne potrà ri­va­ler­si su chi ha com­mes­so l’a­bu­so. Il Co­mu­ne ha com­mes­so degli er­ro­ri, lo dice il Tar. Ma noi non c’en­tria­mo nulla».

Amianto, quando una bonifica?

Riprende Sportello d’Ascolto, Supporto psicologico

Sportello d’ascolto a Certosa, Borgarello e dintorni

Si riparte! Da mercoledì 2 Settembre 2015 il Servizio di Sportello d’ascolto a Pavia e Borgarello – nato grazie al Bando Volontariato 2014 –  è tornato attivo con le consuete modalità: si può fissare un appuntamento telefonando al numero 339 1973602 o scrivere a gruppo.germogli@gmail.com

Rimaniamo a disposizione per qualsiasi informazione o chiarimento, ricordiamo che il servizio è gratuito.
Sportello d'ascolto Gruppo Germogli

12 Luglio 2015 – Villa Aperta


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Domenica prossima 12 luglio
, in occasione della seconda giornata “Villa Aperta”, che vedrà l’apertura straordinaria alle visite, dalle ore 10 alle 12 e dalle ore 15 alle 19, del prestigioso edificio Mezzabarba in Borgarello, il Comitato Villa in Comune invita la cittadinanza borgarellese e tutti gli interessati alla visita.
Il pranzo d’autore programmato presso il portico Auser è stato rimandato.

Per info e contatti: info@villaincomune.it.
Info: www.villaincomune.it,
https://www.facebook.com/villaincomune

 

 

Orti didattici a Certosa, Borgarello e Guinzano

Il gruppo di Associazioni riunite dal progetto “CERC..ABC – Costruire e Rafforzare Comunità… Avvicinando Borgarello e Certosa” aveva proposto la creazione degli orti didattici alle Scuole del Circondario già nel mese di Dicembre 2014.

Ma dopo un iniziale diniego, sul far della Primavera, anche gli Orti Didattici hanno fatto breccia e a fine Aprile i volontari di Auser Certosa, di GAS Borgarello, dell’Associazione Genitori@Scuola e di altre associazioni, hanno realizzato, nelle scuole dell’infanzia di Certosa di Pavia, Guinzano e Borgarello, grazie anche al sostegno fattivo di maestre e personale scolastico, genitori, nonni e bimbi – che hanno supportato i volontari delle associazioni all’avvio del progetto.

Da Maggio 2015 sono quindi attivi nelle tre scuole dell’Infanzia  3 orti che possono essere integrati nel percorso ludico-educativo delle tre scuole.

Grazie al progetto, finanziato dal BandoVolontariato 2014, è stato reso possibile l’acquisto di piccoli strumenti per i bambini (rastrelli, innaffiatoi e piccole vanghe), piantine e terriccio per rendere più accogliente il terreno per le piantine.

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Raccolta derrate alimentari a Certosa e Borgarello

bandovoloAll’interno del progetto “CERC..ABC – Costruire e Rafforzare Comunità, Avvicinando Borgarello e Certosa” finanziato dal Bando Volontariato 2014, le associazioni  aderenti avevano progettato un momento conviviale (una cena di festa collegata con una delle manifestazioni promosse dalle associazioni) destinando ad esso un po’ di risorse economiche.

Dopo alcune riflessioni, ed in considerazione del fatto che alcune famiglie, anche nella nostra comunità, si trovano,  in questo momento di crisi, in serie difficoltà economiche, è sembrato opportuno, su sollecitazione della Pro Loco di Certosa di Pavia, destinare questa quota di finanziamento all’acquisto di derrate alimentari non deperibili per donarle alle famiglie in difficoltà tramite gli oratori di Certosa e di Borgarello che hanno un occhio attento a queste situazioni di disagio.

Si è dunque provveduto a fare un acquisto di beni alimentari per oltre 850 pezzi totali  (olio, sardine, carne in scatola, caffè, omogeneizzati, pasta, zucchero, fagioli, piselli) e poi a consegnarlo ai due oratori di Certosa di Pavia e di Borgarello. I sacerdoti don Marco, don Roberto e don Matteo, hanno ringraziato e provvederanno a distribuire questi beni alle famiglie in difficoltà.

In basso un paio di fotografie della consegna, avvenuta lo scorso Lunedì 22 Giugno, a cura di alcuni dei referenti del progetto, tra cui Lucia di Auser Certosa, Francesco di Pro Loco Certosa di Pavia e Marco di Over 40 & 50.

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