Dal governo un milione per la Certosa di Pavia

Agenzia di Stampa AGI 1 Agosto 2014

(AGI) – Milano, 1 ago. – Un milione e mezzo di euro per la Certosa di Pavia e Villa Manzoni a Lecco, due dei piu’ importanti beni artistici della Lombardia che erano stati segnalati per la loro preoccupante situazione e per la necessita’ di un rilancio proprio in occasione dell’Expo 2015. E’ quanto contenuto nello schema di decreto ministeriale del ministero dei Beni Culturali, guidato da Dario Franceschini, in attuazione della legge 112 del 2013, nota come Valore Cultura, stando a qunato riferiscono il deputato lombardo del Pd Roberto Rampi e il consigliere regionale Fabio Pizzul. Il decreto destina 6.285.678 euro per l’anno in corso, e quasi un quarto delle risorse arriveranno in Lombardia: un milione alla Certosa di Pavia; circa 455mila a Villa Manzoni.

Agenzia di Stampa ASCA 2 Agosto 2014

(ASCA) – Milano, 2 ago 2014 – ”Siamo soddisfatti per le risorse destinate alla Certosa di Pavia e alla Villa Manzoni di Lecco, ma attendiamo dal Ministro Franceschini risposte concrete alle istanze piu’ volte espresse da Regione Lombardia per il sostegno al Forum Mondiale dell’Unesco del prossimo anno e allo spettacolo dal vivo per Expo 2015”. Lo afferma in una nota l’assessore alle Culture, Identita’ e Autonomie di Regione Lombardia, Cristina Cappellini, che ricorda anche che per il Forum Unesco, la citta’ di Firenze per quest’anno ha ottenuto subito un finanziamento di 400.000 euro. ”Richieste – conclude la titolare regionale alle Culture – che stiamo reiterando da un anno, ma che sono tuttora senza riscontro”.

Provincia Pavese, articolo di Stefania Prato, 3 Agosto 2014

Certosa di Pavia, aria di svolta tra fondi e progetti al via. Interventi urgenti su alcune parti del monumento e opere di manutenzione conservativa: sono i due fronti su cui da anni sono impegnate le Soprintendenze ai beni architettonici e artistici e il Provveditorato interregionale delle Opere pubbliche nel tentativo di mantenere inalterata quella che viene considerata una delle massime espressione dell’arte lombarda, monumento voluto da Gian Galeazzo Visconti e poi da Ludovico il Moro come simbolo della potenza del ducato di Milano.
L’ultimo milione di euro stanziato dal Ministero dei Beni culturali servirà per il rifacimento dei tetti. Quello della foresteria, i cui lavori sono iniziati da poco, del torchio, del capitolo e della chiesa.
Denaro che dovrà anche servire per il restauro degli apparati decorativi e del coro ligneo, per il consolidamento post-sismico del tiburio e della chiesa, per l’adeguamento impiantistico e per altri interventi minori nel museo e nella biblioteca.provincia3_agosto
Risorse che si aggiungono agli 830mila euro su cui già poteva contare la Soprintendenza ai Beni architettonici e ai 580mila messi a disposizione del Provveditorato per il consolidamento di parti del muro di cinta quattrocentesco, 4 chilometri di lunghezza.
L’elenco dei lavori da realizzare è lungo, tutti “progetti già canteriabili”, si legge nel documento della Direzione regionale per i beni culturali che indica “gli interventi conservativi e le attività urgenti” da realizzare sul complesso, un piano complessivo da 6milioni e 300mila euro, redatto dalle due Soprintendenze per tenere in vita uno scrigno prezioso di opere architettoniche e artistiche su cui pesano, come un macigno, secoli di storia.
E su cui è confluita una pioggia di denaro pubblico, 7milioni per i restauri spesi in vent’anni solo dalla Soprintendenza ai Beni architettonici, aveva fatto sapere il Soprintendente Alberto Artioli, ricordando anche che “a partire dal 2004 è stato faticoso reperire i fondi necessari”.
Costerà circa 660mila euro la sistemazione delle coperture della chiesa, 2milioni e 612mila euro il consolidamento complessivo delle mura, 1 milione il rifacimento di tetti e serramenti del chiostro grande e delle celle, 40mila il restauro dei graduali cinquecenteschi, 20mila la manutenzione straordinaria del coro ligneo quattrocentesco, restaurato negli anni ’80.
E ancora: 300mila euro la revisione delle guglie della chiesa e altri 250mila quella del campanile. Intanto è terminato il restauro degli affreschi del voltino del Ghisolfi.
La sistemazione dei bagni costerà 250mila euro. «E’ anche necessario intervenire sul chiostro piccolo, dove era già stato allestito un cantiere pilota, e sulle sculture in cotto di fine ’400 e urge un intervento sulle sculture policrome rinascimentali di Giovanni Antonio Amadeo e di Rinaldo de Staulis, oltre al restauro degli affreschi del Crespi, su cui sono state realizzate accurate indagini diagnostiche, e quelli delle cappelle della Maddalena e di Santa Caterina», fa sapere Letizia Lodi, direttrice del Museo dove si dovrà provvedere alla climatizzazione e alla sistemazione degli infissi del primo piano. Ma sulla Certosa pesa anche la perizia effettuata da sei tecnici incaricati dal Comitato per la tutela del monumento che parla di «coperture fortemente compromesse, doppi strati di tegole che hanno portato a cedimenti per eccessivo carico, preoccupanti fessurazioni, una crepa nell’abside della chiesa che parte dalla cupola e arriva al pavimento, la pietra dei basamenti delle colonne che si sta progressivamente disgregando, affreschi danneggiati dall’umidità». Come dire: il cantiere sarà lungo.

Stefania Prato

Naviglio, ecco il progetto per renderlo navigabile

Navigabilità del Naviglio Pavese. Il Comitato per la tutela della Certosa spinge sull’acceleratore, chiama a raccolta i sindaci del territorio e presenta la bozza progettuale
Da La Provincia Pavese Articolo di Stefania Prato

BORGARELLO.
Navigabilità del Naviglio Pavese.
Il Comitato per la tutela della Certosa spinge sull’acceleratore, chiama a raccolta i sindaci del territorio e presenta la bozza progettuale cui sta lavorando anche il dipartimento di ingegneria civile e architettura dell’università di Pavia.
Ripristinare la percorribilità di questo corso d’acqua, dalla Darsena di Milano a Borgo Calvenzeno, passando da Certosa e Borgarello, «è un’idea concretizzabile» per l’avvocato Franco Maurici, esponente del Comitato e di Italia Nostra.
Un progetto che può sostituire quello, naufragato, delle vie d’acqua, e attuabile anche per i costi inferiori, «circa 15milioni di euro», precisa l’avvocato che insieme al professor Eugenio Rossi, docente all’università Bicocca, sta preparando una lettera da inviare al commissario di Expo, Giuseppe Sala.
«Presenteremo un progetto fondamentale dal punto di vista culturale e turistico – sottolinea Maurici – con l’obiettivo di valorizzare la Certosa».
«Ad occuparsi dell’aspetto tecnico sono il professor Stefano Sibilla di Pavia e l’architetto Empio Manara di Milano – fa sapere Fabrizio Borsa del Comitato – I problemi sono risolvibili, ma è importante il supporto della politica, anche per convogliarvi i finanziamenti di Expo».
E l’interesse dei Comuni sembra esserci. Venerdì sera, in un incontro organizzato al centro Auser, erano presenti Borgarello, Zeccone, Binasco, Certosa e Pavia. «Appoggiamo un progetto che guarda al futuro del territorio – sottolinea Nicola Lamberti, sindaco di Borgarello – Il compito di un amministratore è proprio quello di essere lungimirante».
E il turismo, precisa Lamberti, è «una delle voci a lungo termine su cui bisogna investire». E’ d’accordo il vicesindaco Laura Baronchelli sulla necessità di «valorizzare un corso d’acqua prezioso anche dal punto di vista turistico». «E’ chiaro – aggiunge – che i tempi saranno lunghi».
Per il consigliere di maggioranza di Pavia, Stefano Gorgoni, «l’idea è strategica per la valorizzazione culturale del territorio, il progetto deve essere fattibile dal punto di vista tecnico e sostenibile economicamente, coinvolgendo un privato interessato ad investire».
Si tratta di «una grossa opportunità» per il sindaco di Certosa Marcello Infurna, convinto che sia «fondamentale recuperare la fluvialità del Naviglio in vista di Expo».
Ruggero Rognoni, assessore a Binasco, sottolinea come sia necessario che «i Comuni si impegnino a sostenere il Comitato». «Devono assumersi la responsabilità di portare avanti il progetto – spiega – E’ un primo passo verso la valorizzazione turistica della Certosa».

Sabato 21 Dicembre ore 21: inaugurazione parziale S. Michele

Da La Provincia Pavese del 20 Dicembre 2013 – Certosa, la chiesa riapre per Natale e chiude all’Epifania di Stefania Prato

donmarcoInaugurazione parziale della chiesa parrocchiale. E’ prevista per Sabato sera alle 21, quando il parroco, don Marco Gatti, mostrerà ai fedeli le parti restaurate.
Si tratta del presbiterio, con le due aule laterali dove è già stata posata la pavimentazione, delle quattro cappelle laterali di destra, della volta e delle pareti della navata centrale, del piano dell’organo. Ancora da terminare le cappelle a sinistra e la posa della pavimentazione. «Pensiamo che per Pasqua la nostra chiesa potrà essere riaperta» dice don Marco che tornerà a celebrare messa in San Michele Arcangelo fino all’Epifania. Poi i portoni si chiuderanno di nuovo per consentire la ripresa degli interventi. «Purtroppo i tempi si sono allungati a causa di alcuni imprevisti – afferma il parroco –. I restauri vengono svolti con grande attenzione e competenza e stanno portando alla luce particolari artistici insospettabili». E’ compito dell’architetto Tatiana Costa, direttore dei lavori, mostrare il nuovo pavimento realizzato in lastre di marmo chiaro, il disegno è formato da rombi di breccia oniciata, venati di rosa, verde e grigio, incorniciati da losanghe e, agli estremi, tozzetti di marmo rosso. Marmo nero fa da cornice, richiamando altare maggiore e balaustre. «Abbiamo mantenute le colorazioni esistenti» precisa Costa che poi indica la volta della navata centrale di cui sono state restaurate le parti pittoriche e decorative e i medaglioni con scene figurative. E’ stato eseguito anche il consolidamento di un arco della navata che presentava fessurazioni. Nelle cappelle di destra mancano ancora pavimenti e balaustre. Gli interventi sono stati mirati al recupero del sottostrato di tinteggiatura che ha portato alla luce i colori originali delle cornici, delle volte, degli archi. «Nella cappella di San Fermo, una cornice geometrica che forse in origine racchiudeva una rappresentazione figurativa è stata recuperata completamente – spiega l’architetto – purtroppo nulla dell’originale decorazione è rimasto all’interno della cornice e si è quindi realizzato uno sfondo nei toni dell’azzurro». «Sono stati rimossi i traversi metallici che le suddividevano in quattro parti – spiega Costa –.Tutte sono state inserite in un vetrocamera con vetri antisfondamento».

Sabato 21 dicembre alle 21, presso la Chiesa San Michele Arcangelo a Certosa di Pavia, ci sarà l’inaugurazione parziale della Chiesa. Si esibiranno il Coro dei Bambini (canti di Natale) e il Quintetto di Ottoni: Fabio Morini, Massimiliano Paganin, Silvio Malinverno, Emiliano Gabrini, Enrico Gazzi. L’architetto Tatiana Costa illustrerà i lavori di restauro finora realizzati. Per informazioni: parrocchia di San Michele Arcangelo tel. 0382.925575.

Il Monastero della Certosa Bisogna fare presto

Riportiamo qui una lettera di un lettore dalla rubrica delle Lettere al Direttore (Il Direttore: Una Lettera al giorno)  de La Provincia Pavese di Martedì 3 Dicembre 2013

Il Monastero della Certosa Bisogna fare presto

Caro Direttore, in questi giorni il monastero della Certosa è argomento della cronaca per l’incuria che da troppo tempo consuma il complesso certosino. Il vociare della gente locale, manifesta un desiderio di recupero per la Certosa e gli organi competenti sul territorio, hanno lanciato un grido d’aiuto attraverso la carta stampata. Il complesso monastico, da troppi anni mostra sofferenza e per coloro che vivono all’ombra del gioiello artistico, in gran parte inagibile, fanno raffronto con il passato e lo giudicano disomogeneo. La realtà odierna, è penosa, basta guardarsi attorno per trovare ovunque i segni della decadenza. Come sempre, molte saranno le proposte degli organismi competenti, valuteranno e si vedrà se ci saranno decisioni. Occorre però fare presto e bene per i turisti che hanno bisogno di  respirare l’atmosfera padana del monastero e le essenze dei legni antichi degli interni per ridare allo sguardo che scruta, la bellezza del complesso. Qualcuno suggerisce nuovi spazi, altri vogliono rivalutare quelli esistenti, ma purtroppo nessuno possiede un rimedio per risolvere tutti i mali. I locali esistono, basta creare interesse pubblico, attraverso raccolte d’arte e, perchè no, anche un piccolo ristoro per il turista. Molti ricordano ancora, il contributo vitale dato dalla famiglia Maddalena all’interno del monastero con il famoso liquore Gra-Car che si trovava nei locali della vecchia farmacia certosina che dal 1892 ha scritto più di una pagina di storia dentro e fuori della Certosa.

Emilio della Giovanna, Zeccone

Per fortuna si stanno riaccendendo i riflettori sulla nostra Certosa che merita ben altra sorte rispetto a quella un po’ opaca che vive in questi anni. Il monumento ha bisogno di cure anche se la sua bellezza attira turisti senza sosta. E, in vista dell’Expo – ma non solo – è necessario ripensare sia i tempi di apertura dell’antica abbazia con ciò che le sta intorno, sia i servizi per i visitatori che oggi sono del tutto inesistenti. C’era vita un tempo intorno alla Certosa. Oggi regna il senso di abbandono. Non smettiamo di parlarne ma soprattutto cominciamo ad agire.
p.fiorani@laprovinciapavese.it

Comunicato stampa: Riunione del comitato per la tutela e lo sviluppo della Certosa di Pavia

Borgarello, 25 novembre 2013

Lunedì 25 novembre a Borgarello in seguito ad un incontro fra cittadini e rappresentanti dei comuni di Certosa di Pavia e Borgarello ha preso il via l’attività del comitato spontaneo per la tutela e lo sviluppo del sistema monumentale della Certosa.

La riunione è presieduta dell’avv. Maurici. Il comitato si riunisce alla luce degli ultimi sviluppi politici e dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera di un’attenta e precisa inchiesta giornalistica sulla Certosa diventata, purtroppo, un vero e proprio monumento all’incuria. In apertura di seduta l’avv. Maurici ha deplorato il recente episodio di chiusura del Museo della Certosa; un’interruzione di pubblico servizio che ha indignato i turisti.

Molti gli argomenti che hanno animato la discussione:

Nicola Lamberti, sindaco di Borgarello, raccogliendo una passata sollecitazione dell’avv. Maurici, ha esposto sui contatti avuti con un manager, membro del FAI e con grandi requisiti di onorabilità e professionalità, ben disponibile ad aiutare la nostra comunità e il comitato con la propria internazionale esperienza;

Cristina Barbieri, dell’Università di Pavia, ha ragguagliato sugli incontri avuti con i massimi vertici dell’Ateneo nel tentativo di creare utili sinergie per lo sviluppo del monumento;

Eugenio Rossi, dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca ha comunicato su medesimi incontri avvenuti presso l’ateneo milanese; – è continuata, presso i due atenei, la ricerca di disponibilità e competenze scientifiche utili alla causa del monumento;

Paolo Ferloni, dell’Università di Pavia, ha riferito dell’interessante e utile colloquio avuto con i funzionari del Ministero per i Beni e le Attività Culturali;

– si è nominato Marco Zanella responsabile dei rapporti con la stampa nazionale ed estera;

– su proposta di Emilio Ricci si è definita la stesura di un manifesto del comitato semplificato a uso giornalistico e l’organizzazione delle procedure informatiche necessarie per raccogliere una petizione online;

– si è definita l’organizzazione di azioni per sensibilizzare agli obiettivi del comitato le comunità locali e l’unione dei commercianti.

Per una moderna ed efficiente gestione del sistema monumentale, l’unanimità è stata raggiunta sulla necessità di introdurre il biglietto d’ingresso e sull’improrogabile scelta di gestire in maniera trasparente e utile i fondi raccolti. L’avv. Maurici comunica che, l’avv. Maurizio Niutta di Pavia, aderisce al comitato.

Tra business plan e genius loci

Tra business plan e genius loci: quale idea di Certosa portare nel futuro?
Di Giorgio Boatti, da La Provincia Pavese del 24 Novembre 2013

Su un orizzonte locale tutt’altro che prodigo di buone notizie vedere all’opera, per fronteggiare il lungo declino della Certosa di Pavia, diversi parlamentari, esponenti delle istituzioni locali, associazioni e voci della vita culturale e politica, è un dato sicuramente positivo.
I sintomi di decadenza del monumento si stanno aggravando in maniera tale da rendere non più procrastinabile un intervento e, proprio per proporre azioni opportune, sul dossier dedicato al monumento stanno intervenendo coloro che ne hanno a cuore il futuro e il destino.
A questo punto sembra possa ripetersi un copione analogo a quello che va in scena al capezzale di Pinocchio, quando la Fata Turchina chiede l’intervento di tre medici illustri – il Corvo, la Civetta e il Grillo Parlante – che ancora prima di cimentarsi su una diagnosi già si contrappongono.
Ricordate su cosa? Sul fatto che il burattino sia vivo o sia morto. Per il Corvo Pinocchio “ E’ bell’è morto…ma se per disgrazia non fosse morto allora sarebbe sicuro indizio che è sempre vivo”.
Di parere contrario la Civetta alla quale il monumento, pardon il burattino, pare ancora vivo “Ma se non lo fosse allora sarebbe segno che è morto davvero”.
A questo punto non può che intervenire il Grillo Parlante che, questo è il suo compito, cerca di dare voce al buon senso: “Quando non si sa quello che si dice, la miglior cosa che si possa fare è stare zitti”. E poi, quasi tra sé e sé, aggiunge che quel malato non gli è nuovo: “Io lo conosco da un pezzo”.
Sì, in effetti, la Certosa i pavesi la conoscono da un pezzo e ben prima che sui suoi acciacchi venisse convocato quell’organismo, la cui efficacia si spera posso essere proporzionale alla lunghezza e solennità della denominazione che si è data (Tavolo permanente per la conservazione, valorizzazione e promozione della Certosa), composto da tutte le istituzioni coinvolte quanto a competenza e a gestione.
Con la Certosa i pavesi hanno a che fare da oltre sei secoli. Forse di questo non facile rapporto sarà bene tener conto, almeno nel definire quale Certosa vogliamo ci accompagni nel futuro.
I “medici” giunti al cappezzale del Certosa si sono divisi su quantità di stanziamenti necessari a tamponare il degrado degli ambienti e sulle modalità di accesso dei visitatori, sugli scenari di marketing turistico per aumentarne il peso sul mercato turistico regionale (o addirittura nazionale) e sul ruolo del Pubblico e dell’eventuale iniziativa privata nella valorizzazione degli asset che stanno accanto al monumento. Tutti elementi importanti con cui è necessario fare i conti ma, tuttavia, si ha l’impressione che non ci si sia soffermati sulla premessa fondamentale: ovvero definire quale idea di Certosa si vuole fare propria, in quanto parte del “genius loci” di questa comunità. Su questa premessa sarebbe bene fare chiarezza prima di pensare a come collocare la Certosa come “prodotto” sul mercato turistico.
Il “genius loci” prevalente della Certosa pavese non è, perlomeno oggi, quello di luogo di spiritualità con tradizioni pari, ad esempio, a Subiaco o Camaldoli, Serra San Bruno o la ricostruita Montecassino.
La Certosa nata come monumento funebre dei Visconti è, pur nella commovente bellezza del monumento, la sintesi dell’assoluto dominio e dell’altera contrapposizione dei Signori del biscione alla città e al mondo circostante.
La Certosa – e forse questo potrebbe essere l’ulteriore filone narrativo offerto ai visitatori assieme a un’accurata riproduzione della quotidianità monastica quale quella proposta ad esempio a chi arriva al museo certosino di Serra San Bruno – è un sogno algido e di vertiginosa superbia sposato alla malattia del mattone di cui i Visconti erano portatori (a cominciare dal Castello di Pavia fatto erigere dal padre di Galeazzo in pochissimi anni a suon di impiccagioni di capomastri e di terrorizzanti corvée imposte alla popolazione). Ovunque mettevano mano i Visconti riuscivano a imprimere un mortifero senso di possesso, di dominio, di morte che teneva distante la vita e raggelava la bellezza. Perfino la preghiera – in quelle celle e in quelle chiese, in quei chiostri e quei cori eretti coi soldi del Visconti – pareva doversi arrendere, prigioniera di una morsa che serrava, e serra, il cuore.
Come fare i conti con questo oneroso “genius loci” non lo so. Però penso che sia un tema degno di confronto prima di passare ai business plan, ai progetti di intervento e di valorizzazione, ai piani di rilancio turistico. Come riuscire a dare vita e ad avvicinare la Certosa – quella viscontea e monumentale certo, ma anche quella dei chiostri e delle celle di una comunità monastica, sì di clausura ma dentro il nostro tempo – ai bisogni dei nostri giorni è una domanda rilevante. Almeno per chi non la considera un reperto, pur prezioso, da collocare sul mercato.

Il Demanio vuole cedere ai privati parti della Certosa

Da La Provincia Pavese del 12 Novembre 2013
di Linda Lucini

PAVIA
La casa del fittabile con i suoi due piani e poi portici, ex granai, stalle e case coloniche più 3mila metri quadri di terreno: è questo quanto il Demanio vuol dare per 50 anni a privati disposti a fare i restauri per creare strutture turistico ricettive. In pratica chi ha i soldi per farlo può farsi avanti e presentare il progetto.
Il bando dettagliato non c’è ancora, ma il Demanio ha già messo tutto on line.
C’è la cartina con la porzione di monumento da cedere ai privati e ci sono quelli che il Demanio chiama i punti di forza: «location di valore storico-culturale, contesto paesaggistico di pregio, accessibilità, flussi turistici nazionali, tipologia architettonica unica». Per il Demanio, il grado di fattibilità del progetto è «medio-basso», comunque si va avanti attraverso il piano «Valore Paese-Dimore».
La casa del fittabile è in cattive condizioni, così come lo sono tante parti del complesso monumentale e persino lo Chalet della Certosa fuori dall’ingresso che è in totale abbandono dopo il no al mega-progetto di ampliamento.
«E’ inaudito – dice Franco Maurici che ha redatto un progetto per valorizzare la Certosa – Prima di cedere una porzione va decisa il futuro del complesso. Una destinazione ricettiva può anche essere ammessa, ma nell’ambito di un progetto complessivo. Informerò subito il sottosegretario ai beni culturali Ilaria Borletti Buitoni che ci aveva dato assicurazioni di studiare con attenzione la situazione».
«Così si toglie un pezzo della Certosa per adibirlo ad un’attività specifica che non ha niente a che vedere con quanto c’è attorno», aggiunge Paolo Ferloni di Italia Nostra.
«Mi sembra una decisione slegata da discussioni collettive – sostiene il senatore Luis Orellana – Ne discuterò con il sottosegretario Borletti Buitoni con la quale invece si era parlato di un restauro del complesso da 6 milioni di euro con gli incassi dei biglietti».
L’assessore provinciale Milena D’imperio non boccia l’idea del Demanio perché «a furia di rimandare, si è fatto poco», ma per lei i progetti di recupero dell’interno e delle parti esterne devono andare avanti di pari passo.
L’assessore comunale Marcello Infurna attende il bando: «I dettagli non sono irrilevanti. A noi preme il recupero della Certosa ma, se non terranno conto delle esigenze del territorio, non ci faremo scavalcare».

 

UN AIUTO PER IL RESTAURO DI SAN MICHELE

La Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia Onlus ha inteso finanziare con un importo di 15.000 euro la Parrocchia di S.Michele Arcangelo di Certosa di Pavia per il “Restauro conservativo della chiesa parrocchiale, variante restauro delle facciate”.
Un ringraziamento alla Fondazione Comunitaria da tutta la comunità di Certosa di Pavia e complimenti alla Parrocchia per avere concorso e ottenuto questo finanziamento che, seppur non sufficiente al completo ripristino della Chiesa Parrocchiale, rappresenta un ottimo incoraggiamento.
fondaz
Ricordiamo a tutti i concittadini che Sabato 16 Novembre alle ore 19.30 in Oratorio ci sarà la Cena Pro Restauro della Chiesa di San Michele (€ 20)
IL RICAVATO VA A SOSTENERE LE SPESE DI RESTAURO DELLA CHIESA.
Per prenotazioni: in Oratorio o al numero 366 2423322 (dalle 19:00 alle 21:00)
cena in Oratorio

Turismo e recupero del Patrimonio: l’Italia salvata dai privati

Da La Stampa, 11 Novembre 2013
di Giuseppe Salvaggiulo

Rinasce a Firenze Villa Tolomei. Il modello applicato ad altri 117 beni del demanio

 Il progetto si chiama «valore Paese-dimore» e riguarda 117 immobili di proprietà statale in tutta Italia: castelli, fortificazioni, caserme, conventi, palazzi, ville, fari, isole. Caratteristiche comuni: «grande pregio artistico, localizzazione in tessuti storici e paesaggistici di qualità, mete turistiche e culturali affermate o potenziali». L’obiettivo è trasformarli in resort di lusso, campus universitari e sale convegni, centri benessere. Lo strumento è la concessione al privato fino a cinquant’anni, in cambio della ristrutturazione.

La novità, rispetto ai tanti proclami del passato finiti in fumo, è che il progetto pilota è andato in porto. Si tratta della villa Tolomei a Firenze. Dopo sei anni di lavori, il rudere rinascimentale è diventato un hotel a cinque stelle e nel parco di 17 ettari sono stati reimpiantati vigne e ulivi, come secoli prima. I privati, che hanno investito alcuni milioni di euro per il restauro, gestiranno l’albergo per cinquant’anni. Anche Capo Spartivento in Sardegna e la Dogana Vecchia di Molfetta in Puglia sono considerati modelli positivi.

Ora il piano entra nel vivo. La difficoltà è data dal fatto che ogni immobile ha specificità (architettoniche, urbanistiche, di tutela e restauro) che obbligano a procedure differenziate. L’Agenzia del demanio vuole chiudere tutte le pendenze amministrative prima di rivolgersi ai privati, per garantire agli investitori certezza giuridica ed evitare cantieri aperti e poi inevitabilmente bloccati. Necessario, in ogni caso, il nulla osta e il controllo costante del ministero dei Beni culturali.

Secondo Marco Parini, presidente di Italia Nostra che ne ha discusso in un convegno organizzato dall’Istituto nazionale di urbanistica a Torino, bisognerebbe anche prevedere clausole contrattuali più rigorose per sottrarre automaticamente l’immobile al privato in caso di lavori pericolosi dal punto di vista storico-artistico.

Dei 117 immobili catalogati, la procedura è stata avviata per 69, tra cui 13 palazzi, 12 caserme e altrettanti fari, 6 edifici religiosi, 4 torri, 4 ville, 3 castelli, 3 carceri, 3 fortini, un podere e una piccola isola. Si tratta di Poveglia, nella laguna di Venezia, dove nel 421 si rifugiarono padovani ed estensi per sfuggire all’invasione barbarica. Divenuta stazione di transito e controllo sanitario degli equipaggiamenti dei bastimenti, fu poi adibita a lazzaretto. Ora è disabitata.

Nel piano sono coinvolte tutte le regioni tranne Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise, Basilicata. Ventisette beni occupano una superficie fino a 2000 metri quadri, solo 8 hanno una superiore ai 10 mila. Due terzi non richiedono trasformazioni dei piani regolatori comunali, il che agevola la pratica. L’obiettivo è mettere sul mercato i primi otto beni entro la fine dell’anno: due caserme e il padiglione ufficiali a Peschiera del Garda, il podere Colombaia a Firenze, i caselli daziari all’Arco della pace di Milano, il castello Orsini a Soriano nel Cimino nel viterbese, la villa Favorita di Ercolano e il convento di San Domenico a Taranto. Per il podere fiorentino alle pendici della collina di Arcetri sono arrivate proposte da investitori internazionali, con il coinvolgimento di architetti di fama come Norman Foster e Zaha Hadid.

Link al sito dell’Agenzia del Demanio VALORE PAESE DIMORE | Link all’elenco dei beni PORTAFOGLIO IMMOBILIARE