Quel tunnel introvabile che una volta collegava il Castello alla Certosa
Secondo gli studiosi l’ipotesi che non ha trovato conferma Le ricerche di Alberto Arecchi e l’avventura di Albino Paesi
Articolo de La Provincia Pavese del 10 Febbraio 2016
PAVIA. Non si sa cosa sia: forse concreta realtà, una leggenda popolare tramandata negli anni oppure solo una fantasia. Ma c’è chi dice che esista un passaggio segreto medievale che collega il Castello Visconteo di Pavia alla poco distante Certosa. Tra questi, insiste nella sua teoria Albino Paesi, un ormai anziano restauratore d’arte che ha il suo laboratorio proprio a pochi passi dal complesso abbaziale e che negli anni ’50 è stato protagonista di una strana avventura. «Era il 1956 e io avevo tredici anni – racconta – lavoravo in una falegnameria a Porta Calcinara; un giorno un ragazzotto biondo arrivò da noi iniziando a giurare di essere riuscito ad inoltrarsi nei sotterranei della Certosa e di aver visto da una finestrella una cella interrata in cui su un trono sedevano i resti di un papa ornato di corona e gingilli d’oro.

All’inizio nessuno di noi gli credeva, ma poi ci mostrò una mappa». Diceva di averla trovata, spiega Paesi, nascosta nel cassetto di una scrivania in una stanza del Castello Visconteo. Scritta da un capitano delle milizie che in passato abitava nel palazzo, su di essa era tracciato un percorso che portava fino alla Certosa.
Di questa storia ce ne parla anche Alberto Arecchi, lo studioso del patrimonio culturale del territorio pavese, che nel 2003 fece delle ricerche sul fatto, avallando l’idea del sotterraneo con il libro “Il tesoro dell’Antipapa, nei sotterranei segreti della Certosa di Pavia”. Nel Medioevo, infatti, era abitudine realizzare uscite d’emergenza segrete per i complessi fortificati e la sicurezza del signore della città, quindi tutto sarebbe plausibile. «Con la mappa abbiamo deciso di percorrere il tunnel di persona – prosegue Paesi con la storia – Una sera, eravamo in quattro, siamo andati alla Cascina la Colombina di Borgarello, dove pensavamo passasse il sotterraneo e abbiamo iniziato a spostare le tegole di una parete per entrare sotto. Gli abitanti del vicinato ci hanno scambiati per ladri e ci hanno circondato con i fucili. La nostra spedizione finì con l’arrivo dei carabinieri». La notizia dei ragazzi alla ricerca del tunnel perduto fece scalpore sui quotidiani locali dell’epoca, ma poi per sessant’anni ci fu il silenzio, nessuno più si interessò del mistero.
Ora è lo storico dell’Architettura Medievale Simone Caldano a darci la sua opinione di esperto: «Ci sono tante leggende legate ai percorsi di collegamento tra castelli e abbazie – ammette – Tuttavia, nella maggior parte dei casi sono inverosimili ed io penso sia importante cambiare la percezione che abbiamo delle fortificazioni medievali come strutture fantasiose.
È vero che, finché non si scava, nulla è da escludere, ma di documenti attendibili a prova del passaggio finora non ce ne sono». (g. cur.)
Per completare il quadro vi invitiamo a leggere un’altra riflessione dell’arch. Alberto Arecchi basata anche su rilievi satellitari sul sito Liutprand.it