«Non fermiamoci alla Darsena»

Dal Corriere della Sera del 12 Maggio 2015. di Empio Malara*
Il presidente dell’Istituto per i Navigli: «Uno spettacolo per i visitatori di Expo». Così Milano si «apre» al mare

navigli-593x443Grazie all’Expo è stata ricomposta la Darsena. Il porto principale della città è di nuovo praticabile e se si completerà in tempi brevi il recupero dell’idrovia Milano-Venezia la città rimedierà ancora una volta al suo «unico difetto di natura fisica» – rilevato da Bonvesin de la Riva nel 1288 – consistente nella «mancanza di un porto per raccogliere le navi provenienti dal mare». Più volte Milano è riuscita nell’impresa di annullare il suo «difetto capitale di essere – come notava Fernand Braudel – una città in mezzo a terre». Nel Quattrocento infatti, grazie agli Sforza, veniva derivato dal Naviglio Grande il Naviglio di Bereguardo necessario per raggiungere via acqua Venezia. Nell’Ottocento l’impresa riuscì grazie a Napoleone Bonaparte che diede il via alla sostituzione del Naviglio di Bereguardo con il più moderno Naviglio di Pavia, completato dagli austriaci nel 1819, realizzando, senza rotture di carico, la continuità della navigazione dal Verbano a Milano e da Milano a Venezia. Non a caso il laghetto di Sant’Eustorgio, l’approdo in Milano del Naviglio Grande, è stato trasformato in Darsena solo quando è stato completato il Naviglio di Pavia, e l’attuale forma dello specchio d’acqua e delle sue rive derivano dall’ampliamento avvenuto a inizio Novecento, dopo la demolizione dei bastioni spagnoli quando entrarono in servizio da Milano a Pavia i battelli a vapore.
Oggi ai visitatori di Expo possiamo offrire, oltre alla navigazione turistica in città , la discesa in barca dal lago Maggiore a Milano – anche se con le rotture di carico di Porto della Torre e di quella tra il canale Villoresi e il canale Industriale (informazioni: Idrotourlombardia.it , telefono 02.48561301). Per di più, volendo ampliare l’offerta turistica, si potrebbero portare i turisti in barca dalla Darsena di Milano all’approdo di Assago.
Insomma, cent’anni fa la navigazione era possibile. Poi col tempo il Naviglio di Pavia è stato declassato, il trasporto su gomma ha fatto dimenticare questa straordinaria opera ingegneristica ridotta a poco più di un canale di irrigazione. Come rimediare di nuovo al difetto capitale di Milano? Per restaurare le altre conche e i ponti del Naviglio di Pavia si potrebbero utilizzare i 32 milioni stanziati dalla Regione. Uno sforzo del genere avrebbe un effetto straordinario: i milanesi e i turisti potrebbero arrivare in barca alla Certosa di Pavia, alla città e al porto di Pavia, da dove tra un anno, quando sarà pronta la conca di Isola Serafini – ora in corso di realizzazione – si potrà raggiungere immettendosi dal Ticino al Po il porto romano di Piacenza, e quello moderno di Cremona. Da Cremona poi sono tanti i luoghi che si possono già visitare in barca e in bicicletta lungo il Po fino alla laguna di Venezia. Insomma l’apertura della Darsena induce a pensare finalmente in modo serio a un rilancio del turismo fluviale sul modello di altre zone europee. I progetti di fattibilità ci sono, i soldi pure. Sono mancate finora la volontà e la lungimiranza politica.

* presidente Istituto per i Navigli Associazione Amici dei Navigli


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