Tenuta abusiva a due passi dalla Certosa

Una grande tenuta in stile medievale che risulta costruita abusivamente. Una vicenda intricata e lunghissima,  una indagine che è partita con una segnalazione del  2005, su un immobile  accanto al complesso monumentale della Certosa di Pavia – in località Stazione Certosa (proprio accanto alla ferrovia) nel territorio del Comune di Giussago.

La ripercorriamo attraverso 2 articoli del giornale locale (uno del 2008 e uno recentissimo)

ARTICOLO FEBBRAIO 2008
Una tenuta abusiva accanto alla Certosa



tenuta medievale, Abuso edilizio in località Stazione CertosaGIUSSAGO.
Una tenuta abusiva dietro la Certosa. Quasi diecimila metri quadrati su cui sono stati costruiti 3 complessi, recuperati in perfetto stile medievale. Ieri il Corpo forestale dello Stato è intervenuto, ponendo sotto sequestro l’intera struttura. Dove, fra l’altro, sorge l’antica fornace del monumento. L’indagine era partita nel 2005, con una segnalazione giunta in Comune. Gli accertamenti si sono conclusi proprio nelle settimane scorse. In effetti, l’intero immobile risultava inesistente da mappali e piani urbanistici, o altri documenti.
Il blitz è scattato nella tarda mattinata di ieri, quando gli agenti della Foresta si sono presentati davanti al cancello della “Cascina la Fornace”. A finire nei guai, è il responsabile del Museo dei Navigli, Gianantonio Ricotti, proprietario dell’immobile. Al momento dell’irruzione, un artigiano era ancora intento a dipingere un affresco all’interno della cappella realizzata nel giardino della tenuta. Una tenuta, fra l’altro, bellissima. Composta da un corpo abitativo, una specie di sala-convegno, alcuni garage e, appunto, una chiesetta. Costruzione bassa, stile vecchia cascina, nuova di zecca. Ma, secondo le accuse del Cfs, quasi interamente abusiva. Di fronte ad un’opera di grande pregio e così estesa, realizzata a Frazione Certosa di Giussago, proprio di fronte al muro di cinta del monumento, anche gli agenti sono rimasti a bocca aperta. Non tanto o non solo per la splendida tenuta, quanto piuttosto perchè realizzata quasi interamente senza alcun permesso. E soprattuto senza che quasi nessuno se ne accorgesse, dal momento che l’area è recintata e nascosta da una folta siepe. Oltre ai tre edifici (questi, secondo la Forestale totalmente abusivi), ci sono anche alcuni antichi manufatti (fra cui una fornace del 1400, da cui il nome della tenuta) che sono stati recuperati ma – anche in questo caso – senza le dovute autorizzazioni. Gli agenti hanno bloccato tutto, compreso il pittore intento ad affrescare la cappella. L’accusa nei confronti del proprietario è di abuso edilizio. Secondo gli accertamenti effettuati dalla Forestale, non c’erano nè permessi per costruire, nè autorizzazioni paesaggistiche, visto che il complesso si trova a ridosso della Certosa. Insomma, niente di niente. Mai nessuno si era accorto di nulla.
L’intera proprietà, infatti, è circondata da una fitta siepe dalla quale si intravede poco dell’interno. Ma soprattutto, mai nessuno aveva sospettato nulla.
A parte un cittadino al quale era venuto il sospetto che ci fosse qualcosa che non andava, vedendo sbucare gru e ponteggi proprio dietro l’abbazia. Così aveva segnalato la cosa al Comune. L’amministrazione, per la verità, ci è andata con i piedi di piombo prima di procedere. Evidentemente era talmente incredibile la vicenda, che lo stesso Comune non poteva credere ad una costruzione di tali dimensioni senza alcuna licenza edilizia. Così, per circa un anno e mezzo, gli uffici sono stati impegnati nelle verifiche del caso: mappe del territorio, Piano regolatore, addirittura vecchi archivi storici. Niente di niente. Dai documenti ufficiali la tenuta non risultava. Dopo l’indagine conoscitiva, è scattata così la segnalazione al Corpo forestale dello Stato. Che ieri mattina si è presentato presso la villa per mettere i sigilli.

ARTICOLO GENNAIO 2015

Villa da abbattere, ma paga il Comune

da La Provincia Pavese del 20 Gennaio 2015
di Giovanni Scarpa

Il Tar conferma la sentenza del tribunale e impone all’amministrazione di partecipare alle spese di demolizione
GIUS­SA­GO La villa abu­si­va die­tro la Cer­to­sa deve es­se­re ab­bat­tu­ta, ma non a spese dei pro­prie­ta­ri del ter­re­no. E, pro­ba­bil­men­te dovrà es­se­re il Co­mu­ne ad an­ti­ci­pa­re i soldi, per poi ri­far­si su chi ha com­mes­so real­men­te l’a­bu­so. Cioè il pro­prie­ta­rio del­l’im­mo­bi­le.
Un guaz­za­bu­glio le­ga­le che con gli anni si com­pli­ca, fra ri­cor­si, sen­ten­ze am­mi­ni­stra­ti­ve e pe­na­li, men­tre la villa abu­si­va sco­per­ta nel 2008 pro­prio die­tro le mura della Cer­to­sa, sul ter­ri­to­rio co­mu­na­le di Gius­sa­go, resta in piedi.
No­no­stan­te due or­di­nan­ze di de­mo­li­zio­ne, sem­pre però im­pu­gna­te dal pro­prie­ta­rio del­l’im­mo­bi­le. Dopo otto anni, no­no­stan­te sia stato ac­cer­ta­to l’a­bu­so, an­co­ra nes­su­no è riu­sci­to a far ab­bat­te­re l’e­di­fi­cio. L’ul­ti­ma sen­ten­za del Tar, da un certo punto di vista, non fa che com­pli­ca­re la si­tua­zio­ne. Com­pli­ce, anche, un er­ro­re da parte del­l’am­mi­ni­stra­zio­ne che nel 2012 ha emes­so una se­con­da or­di­nan­za di ab­bat­ti­men­to. Fir­ma­ta dal sin­da­co.
Ma che in­ve­ce, dice ora il Tar, do­ve­va es­se­re con­va­li­da­ta dal di­ri­gen­te del­l’uf­fi­cio tec­ni­co. Fac­cia­mo un passo in­die­tro.
Il primo prov­ve­di­men­to di ab­bat­ti­men­to era stato fatto nel 2008 dal­l’al­lo­ra sin­da­co Ivan Chio­di­ni, qual­che mese dopo la sco­per­ta da parte del Corpo fo­re­sta­le dello Stato del­l’im­mo­bi­le rea­liz­za­to senza per­mes­si pro­prio ac­can­to al Mo­nu­men­to.
Per quat­tro lun­ghi anni, la prima or­di­nan­za è ri­ma­sto so­spe­sa nelle aule giu­di­zia­rie am­mi­ni­stra­ti­ve. Fino a quan­do il Tar ha dato ra­gio­ne al Co­mu­ne, al­me­no per quan­to ri­guar­da­va una serie di ma­nu­fat­ti rea­liz­za­ti senza chie­de­re alcun per­mes­so.
Fra que­sti, la pi­sci­na, una chie­set­ta, un por­ti­ca­to e altro an­co­ra. Ori­gi­na­ria­men­te, in­fat­ti, die­tro il muro della Cer­to­sa esi­ste­va so­la­men­te una vec­chia for­na­ce del ‘400, uti­liz­za­ta fin dalle or­gi­ni pro­prio per fab­bri­ca­re i mat­to­ni de­sti­na­ti al­l’ab­ba­zia.
Negli anni, tutto que­sto si è tra­sfor­ma­to in un mu­seo-vil­la con tanto di pi­sci­na. Dopo la lunga bat­ta­glia giu­di­zia­ria viene ri­co­no­sciu­to l’a­bu­so edi­li­zio com­mes­so dal pro­prie­ta­rio Gia­nan­to­nio Ri­cot­ti, di­ret­to­re del Museo dei Na­vi­gli. Poi, il colpo di scena.
Al mo­men­to di ren­de­re ef­fet­ti­va l’or­di­nan­za, si sco­pre che Ri­cot­ti è pro­prie­ta­rio del­l’im­mo­bi­le, ma non del ter­re­no, in­te­sta­to in­ve­ce al­l’Im­mo­bi­lia­re Botta. Che ri­cor­re con­tro l’or­di­nan­za del­l’ex sin­da­co Mas­si­mi­lia­no Sac­chi, suc­ces­so­re di Chio­di­ni. Sto­ria re­cen­te: il Tar sen­ten­zia che sì, l’im­mo­bi­le è abu­si­vo e va ab­bat­tu­to. Ma non a spese del­l’Im­mo­bi­lia­re, ri­co­no­scen­do – fra l’al­tro – il vizio di in­com­pe­ten­za per quan­to ri­guar­da l’or­di­nan­za di de­mo­li­zio­ne ema­na­ta dal sin­da­co e non dal di­ri­gen­te. Resta ora il rebus: as­so­da­to che quel­l’e­di­fi­cio deve es­se­re ab­bat­tu­to «in so­li­do con l’au­to­re del­l’a­bu­so» (cioè Ri­cot­ti, ndr), a chi de­vo­no es­se­re ac­col­la­te parte delle spese di de­mo­li­zio­ne?
«In que­sti casi la legge dice che deve es­se­re il Co­mu­ne a pro­ce­de­re – dice Gio­van­ni Da­ni­lo, av­vo­ca­to della so­cie­tà im­mo­bi­lia­re –. Solo in un se­con­do mo­men­to il Co­mu­ne potrà ri­va­ler­si su chi ha com­mes­so l’a­bu­so. Il Co­mu­ne ha com­mes­so degli er­ro­ri, lo dice il Tar. Ma noi non c’en­tria­mo nulla».


Pubblicato

in

da

Tag:

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Completa la \ * Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.