In Certosa visite troppo rapide

provinciadi Linda Lucini dalla Provincia Pavese del 27 Dicembre 2013

Turisti delusi: «Niente spiegazioni, foto vietate e fretta nel farci uscire». E molti trovano la porta chiusa
CERTOSA
Arrabbiati quelli che sono rimasti fuori, furenti quelli che sono entrati a vedere la Certosa.
Sono le 11.30 e il cancello come di consueto viene sbarrato. «Veniamo da Monza – dicono Anna e Piero Angelo – Non pensavamo proprio di trovare un monumento nazionale chiuso a quest’ora. Andremo a Pavia, non possiamo certo aspettare qui sotto l’acqua fino alle 14.30».
«Noi invece la Certosa l’abbiamo vista, ma un po’ troppo in fretta perchè i frati volevano chiudere. Ci potevano lasciare un po’ di più, del resto veniamo da Lecce», dice la famiglia Alemanno.
«Ci hanno fatto vedere l’ingresso, le celle e il chiostro – racconta un gruppo– ma ci sarebbe voluta una spiegazione di ciò che avevamo sotto gli occhi. Ci hanno detto che era tardi e che se volevamo la visita guidata dovevamo attendere le 14.30. Peccato perchè ne vale davvero la pena, il luogo è bellissimo».
Anche Maria Tedesco è arrabbiata per aver dovuto vedere la Certosa di corsa: «E il peggio è che alla fine un monaco si mette sulla porta e chiede comunque l’offerta».
«Effettivamente la visita è frettolosa», dice Caterina C. arrivata da Sant’Angelo Lodigiano per far vedere la Certosa ai parenti giunti da Ferrara.
«E’ magnifica, davvero magnifica», ripete una signora con l’ombrello rosso entrata all’ultimo.
La pugliese Rita Alemanno è delusa per non essere riuscita a scattare foto: «Ci hanno detto che non si possono fare per una questione di diritti di immagine. Eppure è un bene del Demanio, in pratica di tutti noi, quindi perchè vietarci uno scatto?»
Carmela è tra coloro che si sono ritrovati il portone chiuso prima di mezzogiorno: «Siamo rimasti dispiaciuti di non essere potuti entrare, non torneremo un’altra volta dalla Calabria
Enzo aggiunge che non si «può sbarrare un monumento così importante alle 11.30».
«E poi mica si va a mangiare alle 11,30 come dicono i frati – aggiunge Maria – Dopo si lamentano che la gente non va nei musei».
Nadia Mazzocchi, che alla Certosa ha portato amici e parenti venuti dall’Abruzzo sottolinea che i frati «mangiano a mezzogiorno e quindi chiudono al prima».
«Però per poter chiudere in tempo non ci hanno fatto vedere niente», dice una pensionata delusa. Ilde Rochas e la sua famiglia sono arrivati da Paderno Dugnano e hanno deciso di fare la visita in due tempi: «Siamo entrati ma talmente di corsa che dovremo per forza tornare di pomeriggio».
Nicola Giyshia abita a Giussago e voleva mostrare la Certosa a un nutrito gruppo di parenti e nipoti giunti dalla Grecia per le feste.
Gianni Avorio è venuto dalla Calabria, ma alla Certosa non riesce a entrare.
Alfredo si è appena trasferito da Milano a Giussago, trova la porta chiusa e se ne va: «Tornerò un’altra volta».
Non tornerà Massimo Sposaro e neppure sua compagna: «Andremo a Vigevano», ma prima di andarsene chiede un buon ristorante.
A Certosa, nonostante sia Santo Stefano, sono tutti aperti, tranne la Vecchia Pavia.


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Commenti

Una risposta a “In Certosa visite troppo rapide”

  1. Fabrizio Carena

    Mi fece specie qualche anno fa quando accompagnai in visita alcuni amici toscani il frate eritreo che, pressandoci frettolosamente all’uscita (probabilmente gli borbottava lo stomaco dalla fame pomeridiana) verso il suo questuante confratello, ci esortò all’elemosina perché servisse a finanziare altri “posti di lavoro” da frate, perché altri suoi connazionali trovassero la stessa pace (economica) e sistemazione del loro fratello più fortunato. Personalmente ritengo che un sacerdote o un monaco stia meglio in Eritrea tra la sua gente, dove possa averne cura, che non a taglieggiare i turisti e ad obbligarli psicologicamente a “scucire”, pena la disapprovazione e il disprezzo generale.

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